Dalla finestrella della cucina guardavo il mare

La mia spiaggia si chiama Galboka.

Mia nonna aveva una casa a cinque minuti dalla spiaggia: dalla finestrella della cucina guardavo il mare.

Tra la casa e la spiaggia c’erano solo stoppie, cespugli, un sentierino; il profumo del rosmarino, dell’alloro e del mirto, pecore, sole e cielo.

Naturalmente adesso è un po’ cambiata, già lo era l’ultima volta che ci andai. Ora lo sarà ancora di più, ma resta comunque bellissima e tranquilla, soprattutto all’alba, al tramonto e la notte.

Non so se hai mai fatto il bagno la notte, senza la luna: l’acqua ha una strana luminescenza verdastra, quando nuoti sembra piena di scintille. Una delle sensazioni più belle provate nella vita.

A Galboka ho fumato lunghe ore e pensato, seduta sulla scogliera, sotto i pini.
A Galboka ho imparato a nuotare, mi sono tuffata, rosolata nel sole; ho giocato, dormito all’ombra e sognato.

A Galboka mi sono rotolata per la prima volta con un uomo (un tizio di Montevarchi, mio vicino di casa in Croazia fin dall’infanzia, ritrovato ogni estate fino a quella, fatidica, della lotta a cuscinate nella sua camera da letto, dell’inseguimento delle lucertole sui muretti a secco, delle nottate trascorse in spiaggia senza nessun controllo, nessun obbligo, nessuna preoccupazione).
Ovviamente, come si confà a storie di questo tipo, da allora, il tizio di Montevarchi, non l’ho più rivisto. Mai più rivisto, né sentito, eppure ci sono tornata molte altre volte a Nerezine e sua nonna sempre aveva la casa vicino a quella della mia, ma di lui nessuna traccia. Un’immagine rimasta ferma nel tempo.
Chissà dove sarà ora, impegnato con chi, in che cosa. Lo spero felice, sorridente e spiritoso come l’ultima volta che lo vidi quasi vent’anni fa.

Ecco, tra tutto il resto, cosa ci sta dentro la mia isola, in quel cuore salato di ricordi che costituiscono il mio paradiso; quel filo di ricordi che riaffiorano per un profumo, una folata di vento, uno squarcio di azzurro del cielo.
O quando decido di condividerli con qualcuno.

10 maggio 2007

Commenta