Nerezine

12 luglio 2011

Resto a lungo ad osservare quella che fu la casa di ogni mia estate fino ai diciott’anni. Poche cose sono cambiate.

Il susino selvatico è sempre al suo posto e anche il forno in cui mia nonna cuoceva il pane.

Giro sul retro e dalla veranda dei vicini, dove stava il mio compagno di giochi, forse moroso, di allora, mi arrivano voci di una famiglia. Parlano inglese. Nel parcheggio un’auto targata Milano.

Non voglio chiedere. Preferisco non sapere se l’uomo brizzolato che intravedo sia lui o no.

Perché, sebbene quel che vede sia straordinariamente simile ai suoi ricordi di bambina, la donna che lo sta guardando ha quarant’anni.

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