La mia Puglia

Forse è un segno vero della vita

Rodi Garganico, 20 giugno 2010
Il vento soffia senza sosta. Fischia tra gli ulivi. Nell’agrumeto.
I limoni cadono a terra. Il gelso si scuote. Fa le more bianche.
Le nuvole s’addensano sullo sperone di roccia del paese, tutto chiaro dentro una lama di sole.
Il mare è di ferro.
Mi sento a casa.

E tu, vento del sud, forte di zagare

Baia di Vignanotica, 21 giugno 2010
Scavami, frammento dopo frammento, come il calcare della scogliera.
Rotolami sulla spiaggia, riducimi al pugno di sassi in cui affondo le dita.
Onda che mi lambisce i piedi.
Nuvola che s’addensa al ciglio dello sguardo.
Fammi una cosa viva.

Foto a corredo del post La mia Puglia

Vignanotica beach (FG) by flory72 is licensed under CC BY-NC-SA 2.0

Il crollo della galassia centrale

Torre Guaceto, 28 giugno
Tutte le violenze ci vengono restituite.
Nei rifiuti che il mare manda a riva.
Nelle strade lastricate coperte di merda e auto.
Nei gas di scarico che saturano l’aria.
Che depredano le mura, antiche di millenni.
La campagna nuda, punteggiata d’alberi, le grotte scavate nel tufo.
I cavalli al pascolo sugli altopiani delle Murge.
Ma un giorno, spero, ci estingueremo per sempre.
Resteranno solo gli occhi vuoti delle cattedrali, spalancati contro il cielo.
A sgretolarsi nella polvere.

Nel concerto della notte

Noci, 29 giugno 2010
Siamo soli.
La luna non è ancora sorta.
Si accendono le prime stelle.
Intorno, la sera è tutta un brusio.
Il canto dei grilli.
Lontani campanacci di vacche.
L’abbaiare di un cane.
Il grido della civetta.
Frusciare d’erba e foglie. Tonfi sordi e scricchiolii.
Altri rumori che si confondono e non indovino.
Domani si fa rotta verso sud.
Intanto siamo soli, nel concerto della notte.

Finis terrae

Punta Ristola, 2 luglio 2010
Vai a Santa Maria di Leuca, m’hai detto, vedrai l’Adriatico che s’incontra con lo Jonio.
Ecco, sono qui.
E vorrei tanto abbracciarti.

Quando tornerò

Baia di Porto Selvaggio, 5 luglio 2010
Comincio a pensare al ritorno.
Qui non c’è niente che impedisca al cielo di respirare sulla terra: una pineta, un po’ di scogli. E un fiume sotterraneo che raffredda il mare.
Penso alle mie mani. Alle mie dita sulla tua faccia.
Farà caldo quando tornerò. E vorrei saperti portare dentro questa ombra. Dentro questo pomeriggio arso di cicale e fresco come la resina appena stilla dal tronco.
Penso alle tue mani. Alle tue dita sulla mia faccia.
Tu sei il primo che voglio incontrare quando tornerò.

In terra d’Abruzzo

Santo Stefano di Sessanio, 8 luglio
Ceniamo con una famiglia di pastori.
Nella loro ospitalità tutta la fierezza di chi lotta per bastare a se stesso ogni giorno: le bestie, l’orto, gli alberi da frutto, il pane.
Con una frana a pochi metri da casa e la strada crollata da due anni.
Mi perdo nella maestosità della montagna rimasta intatta.
Nella sua rude bellezza.
E mi struggo per il silenzio triste dei paesi spopolati, con le piaghe del terremoto ancora aperte.
Ancora vive.

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